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'LA MASSERIA DELLE ALLODOLE' libro e film, la Storia
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genziana



Registrato: 22/03/04 13:40
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MessaggioInviato: Ven Mag 12, 2006 16:38    Oggetto: 'LA MASSERIA DELLE ALLODOLE' libro e film, la Storia Rispondi citando



A iscritte ed iscritti, lettrici e lettori del Forum di Alessandro

Sono iniziate le riprese del film "La masseria delle allodole", sceneggiatura e regia di Paolo e Vittorio Taviani, tratto dal libro omonimo scritto da Antonia Arslan nel 2004 che ha vinto numerosi premi ed è stato tradotto in dieci lingue.



"Io mi sono seduta, un giorno di maggio, ad ascoltare e scrivere. Ed è stato come tessere un tappeto." scrive Antonia Arslan che nel suo libro, il primo, racconta la storia di una famiglia armena, la sua famiglia, che nel maggio 1915 viene distrutta: gli uomini e i bambini maschi sono trucidati dai turchi e per le donne inizia un'odissea segnata da marce forzate, umiliazioni e crudeltà. E' una storia che esemplifica l'inizio della diaspora che porterà gli Armeni ad abbandonare la loro terra e a disperdersi nel Mondo, conservando nel cuore il ricordo costante e la struggente nostalgia per una patria e una felicità perdute.
"La masseria delle allodole" (...) fa conoscere a tutti noi il misterioso popolo degli Armeni, quel popolo "mite e fantasticante" che ha subito il primo genocidio del ventesimo secolo e che è sopravvissuto grazie al coraggio delle sue donne straordinarie.
(Dalla contro-copertina del libro, edizione Bur - RCS Libri)



E' un racconto duro di una pagina terribile della Storia contemporanea, da leggere insieme nelle famiglie, per spiegare ai giovani, per non perdere la memoria di questi avvenimenti in cui la natura umana da serena e semplice, si fa oscura e brutale e annienta i propri figli, avvenimenti che ogni volta si spera non possano ripetersi mai più, eppure fatti recenti dimostrano il contrario. Ricordare dunque è la nostra Speranza perché il Futuro porti rispetto per la Vita di ogni essere umano.


E non si può non parlarne in questo Forum dedicato ad un progetto in favore dell'infanzia sofferente, vissuto con Amore e Amicizia reciproca; ricordando di farlo in termini adatti ai giovanissimi che seguono i nostri argomenti e restando il più fedeli possibile alla verità storica, ma evitando di descrivere i fatti più cruenti o di fare commenti personali che implichino opinioni politiche.



Non mi dilungo oltre, in accordo con Carla ed Alessandro, ho aperto l'argomento ed ora lo consegno ai vostri messaggi, naturalmente non mancheranno i momenti puntuali d'informazione sul film in lavorazione, per i quali ringrazio in anticipo tutti coloro che offriranno la loro collaborazione. Giuliana




L'ultima modifica di genziana il Sab Mag 13, 2006 19:30, modificato 1 volta
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genziana



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MessaggioInviato: Ven Mag 12, 2006 16:45    Oggetto: 'LA MASSERIA DELLE ALLODOLE' libro e film, la Storia Rispondi citando




Citazione:



Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Spettacoli

- data: 2006-05-11 - pag: 51 - autore: Maurizio Porro




Il divo della tv protagonista di un film che fa già discutere

Preziosi con i Taviani sul set del genocidio



«Sono un soldato turco innamorato di un'armena
Pressioni? No, ma il tema è ancora molto delicato»


«Stiamo girando il film sul primo genocidio della storia, quello dei turchi contro gli armeni, proprio a Plovdid, una cittadina bulgara sul fiume dove due anni fa sono stato in vacanza con la mia Vittoria. Con tutto ciò finché non ho sentito il primo ciak non credevo al miracolo: ora so che le cose belle, importanti, quando avvengono ti sollevano». Alessandro Preziosi, uno dei belli del reame della fiction tv, non credeva al sole di notte, alla mission impossible, alle coincidenze della vita: «Da buon napoletano, ho dovuto ricredermi — racconta —. Dopo che sono stato scelto per due produzioni kolossal Rai, dai fratelli Taviani per La masseria delle allodole e da Roberto Faenza per I vicerè».
Laureato in giurisprudenza con 110 e lode, l'attore non rinnega i romantici successi televisivi legati alla sua fama di bellone («Macché, sono due volte padre, è solo merito del pubblico femminile»), ma è felice del salto di qualità.

Lo sta facendo, con frenato orgoglio e scrupolosa attenzione, nel film che i Taviani stanno girando ispirandosi al libro dell'italo-armena Antonia Aslan, che sposerebbe la tesi armena del genocidio nell' Anatolia turca del 1915-16, già raccontata dal regista Egoyan. «Si tratta di un set multinazionale, in cui sono l'unico italiano in una babele di lingue, fra molti bravi attori; ma anche di un set top-secret, dove tutti sono molto guardinghi per la delicatezza dell'interpretazione, della politica, del tema». Insomma i duellanti sono ancora e sempre pronti a dar fuoco alla miccia: un giornale turco aveva parlato due mesi fa di una lettera di Berlusconi ai registi (mai giunta, hanno assicurato gli interessati) per perorare la causa ottomana secondo i passi diplomatici del ministro degli Esteri. Insomma, attenti agli eccessi.
El'attenzione ha anche delle motivazioni economiche: si tratta infatti di una produzione anglo-franco-spagnola-italiano- bulgara che si affida anche ai sovvenzionamenti di Euroimages, cui contribuisce pure la Turchia, che si trova così a finanziare col proprio denaro un'opera che sposa la causa armena. Ci sono state iniziative diplomatiche con la Rai, per ora è tutto sotto controllo. Circolano comunque voci di «avvertimenti» pesanti, da una parte e dall'altra, di pressioni per poter anche solo in parte prevedere e controllare le posizioni politiche del film Rai, diretto però proprio da due dei registi meno influenzabili del nostro cinema. Il risultato è che per ora il set è «chiuso» e fino a fine maggio in Bulgaria ci saranno solo gli addetti ai lavori.

Ma Preziosi sdrammatizza: «Per me i rischi sono quelli del personaggio, anche se ovviamente tutti sappiamo che si tratta di un tema ancora oggi molto delicato «Chi conosce il nostro cinema — si sono limitati a dire i registi di Padre padrone e di altri classici — sa che non facciamo opere preconcette, di parte o razziste, ma raccontiamo soprattutto l'umanità dei personaggi, evitando di dare giudizi generici sulla Storia e cercando di comprendere tutte le posizioni ».
«Una bella sfida — commenta Preziosi —. Per me come attore è molto complesso: sono un soldato turco, con un padre militare, che condivide di pancia i valori del Paese, ma incontra una ragazza armena, Paz Vega, e se ne innamora. Mette così in gioco un momento di trapasso, il futuro di un genocidio che rimane ancora un po' misterioso, aprendo la discussione alla forza del dubbio, al confronto degli ideali. Qui scatta la molla moderna della lettura dei fatti, visti con scetticismo e non con la patologia (che sarà quella tedesca contro gli ebrei): vedo il mio soldato come uno di oggi che con lo sguardo cerca la sua ragazza per le strade di Baghdad, tra scoppi di bombe».
Preziosi si mette al servizio del cinema d'autore: «Il mio passato divistico non è stato un precedente penale o civile per i Taviani che mi hanno scelto dopo avermi visto nel musical su Cristoforo Colombo a teatro. Mi ha portato bene, mi ha restituito il sacrificio affrontato e forse porterò lo spettacolo in autunno a New York. Anche Faenza e la produttrice Elda Ferri mi hanno contattato per il film tratto dal romanzo siciliano di Federico De Roberto (1894) dopo le tre caravelle».
Come si sente l'eroe di Rivombrosa con i due fratelli registi? «Mi sento protetto, accudito, osservato. Non sono attore né di tecnica né di istinto, mi metto nelle loro mani, loro controllano ogni calibratura emotiva. Non è vero che sono uguali, sono sintonizzati: ma uno, Paolo, è più emotivo e invasivo, ti guarda negli occhi; l'altro, Vittorio, guarda davanti all'infinito ma si apre col cuore. Sempre da buon napoletano parlo separatamente con tutti e due, trovando poi in comune l'umiltà, la semplicità e l'intelligenza».

Ora l'attore attende con ansia la seconda paternità, poi correrà di nuovo in Bulgaria, infine si prepara al ruolo del rampollo Consalvo nella saga dei Vicerè.

TRAGEDIA STORICA
L'immagine di uno degli eccidi compiuti dall'esercito turco contro gli Armeni. Il genocidio costituì l'apice di un lungo processo di violenza e si svolse nei territori dell'impero ottomano tra il 1915 e il 1916: ha causato lo sradicamento dell'etnia armena dall'Anatolia orientale, ed è ancora oggi negato dal governo turco




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PattyRose



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MessaggioInviato: Ven Mag 12, 2006 16:51    Oggetto: Rispondi citando


PAGINE DI STORIA....

(...) Nel 1914 la situazione armena peggiora irrimediabilmente. In quell'anno infatti il governo turco decide di entrare in guerra a fianco degli imperi centrali e subito si lancia alla conquista dei territori azeri "irredenti". La Terza Armata turca, impreparata, male equipaggiata, mandata allo sbaraglio in condizioni climatiche ostili, viene presto sbaragliata a Sarikamish nel gennaio 1915 dalle forze sovietiche. L'esercito turco indica i responsabili della disfatta negli armeni che, allo scoppio della guerra avevano comunque assicurato il proprio sostegno all'impresa turca. Il clima si fa sempre più teso e, tra il dicembre del '14 ed il febbraio del '15, il Comitato Centrale del partito Unione e Progresso, diretto dai medici Nazim e Behaeddine Chakir, decide la soppressione totale degli armeni. Vengono creati speciali battaglioni irregolari, detti tchété, in cui militano molti detenuti comuni appositamente liberati; essi hanno addirittura autorità sui governi ed i prefetti locali e quindi godono di un potere pressoché assoluto.
L'eliminazione sistematica prende l'avvio nel 1915, quando i battaglioni regolari armeni vengono disarmati, riuniti in gruppi di lavoro ed eliminati di nascosto. Il piano turco, pensato e diretto dal Ministro dell'Interno Talaat, prosegue poi con la soppressione della comunità di Costantinopoli ed in particolare della ricca ed operosa borghesia armena: tra il 24, che resta a segnare la data commemorativa del genocidio, ed il 25 aprile, 2345 notabili armeni vengono arrestati mentre tra il maggio ed il luglio del 1915 gli armeni delle province orientali di Erzerum, Bitlis, Van, Diyarbakir, Trebisonda, Sivas e Kharput vengono sterminati. Solo i residenti della provincia di Van riescono a riparare in Russia grazie ad una provvidenziale avanzata dell'esercito sovietico. Nelle città viene diffuso un bando che intima alla popolazione armena di prepararsi per essere deportata; si formano così grandi colonne nelle quali gli uomini validi vengono raggruppati, portati al di fuori delle città e qui sterminati. Il resto della popolazione viene indirizzato verso Aleppo ma la città verrà raggiunta solo da pochi superstiti: i nomadi curdi, l'ostilità della popolazione turca, i tchété e le inumane condizioni a cui sono sottoposti fanno si che i deportati periscano in gran numero lungo il cammino. Dopo la conclusione delle operazioni neppure un armeno era rimasto in vita in queste province.
La seconda parte del piano prevedeva il genocidio della popolazione armena restante, sparsa su tutto il resto del territorio. Tra l'agosto del 1915 ed il luglio del 1916 gli armeni catturati vengono riuniti in carovane e, malgrado le condizioni inumane cui vengono costretti, riescono a raggiungere quasi integre Aleppo mentre un'altra parte di deportati viene diretta verso Deir es-Zor, in Mesopotamia. Lungo il cammino, i prigionieri, lasciati senza cibo, acqua e scorta, muoiono a migliaia. Per i pochi sopravvissuti la sorte non sarà migliore: periranno di stenti nel deserto o bruciati vivi rinchiusi in caverne.
A queste atrocità scamperanno solo gli armeni di Costantinopoli, vicini alle ambasciate europee, quelli di Smirne, protetti dal generale tedesco Liman Von Sanders, gli armeni del Libano e quelli palestinesi.



QUANDO UN GENOCIDIO NON E' GENOCIDIO? RICONOSCERE IL GENOCIDIO ARMENO 89 ANNI DOPO

E' risaputo che nel concepire l'Olocausto Hitler citò il popolo armeno quale esempio della rapidità con cui il mondo scorda eventi terribili. Il genocidio armeno però non è stato dimenticato e a 89 anni dal suo evento rimane argomento controverso e discusso. Turchia, Israele e Stati Uniti sono tra i paesi che non riconoscono come genocidio i fatti verificatisi in Anatolia orientale nel 1915. Vi sono innumerevoli punti implicati in ciò che in apparenza sembra essere un semplice atto, ossia il riconoscimento, corroborato da un grosso numero di indubbie fonti, di un evento storico. Elementi quali diritti di proprietà, indennità fiscale, alleanze internazionali e studi sull'Olocausto entrano in gioco complicando la cosa. ThreeMonkeys ha intervistato il professor Denis R. Papazian, direttore dell'Armenian Research Centre presso l'Università del Michigan-Dearborn.

Il genocidio armeno avvenuto nel 1915 è stato considerato il primo genocidio del 20° secolo ma alcuni critici si sono chiesti se sia stato davvero un genocidio e, in caso affermativo, se sia stato il primo.

Si dice che le vittime del primo genocidio del 20° secolo furono gli Erero dell'Africa che vennero sterminati dai tedeschi. Non conosco a fondo questo argomento quindi non posso affermare con certezza se fu un vero genocidio oppure no. In ogni caso, possiamo vedere come già in quell'epoca i tedeschi possedessero il concetto di persone inferiori che potevano essere sacrificate in nome di una causa maggiore. Per quel che riguarda il genocidio armeno, esso fu il primo vero genocidio del 20° secolo che ebbe luogo in un paese che non solo faceva parte dell'alleanza tra paesi europei ma che era anche un paese, l'impero ottomano, in cui risiedevano molti europei in qualità di uomini d'affari, funzionari consolari e consulenti militari con incarichi importanti all'interno dell'esercito turco. Liman von Sanders, ad esempio, era il comandante del Primo Esercito Turco che vigilava su Costantinopoli e sull'Anatolia orientale. Inoltre, c'erano molti missionari americani in tutte le zone dell'impero ottomano, ma soprattutto in Anatolia, patria degli armeni per tradizione. Il territorio della Turchia costituiva la più grande impresa missionaria nel mondo posseduta dagli Stati Uniti ed era molto estesa. Il trattamento riservato agli Armeni nell'impero ottomano assunse dimensione europea nel 1878, quando divenne uno degli aspetti del ‘problema orientale’, ovvero il progressivo declino dell'impero ottomano.

Tutte le grandi potenze avevano osservato la situazione ed erano ben consapevoli di ciò che stava accadendo. Inoltre, almeno fino alla vittoriosa rivoluzione greca, l'impero ottomano si stendeva ben all'interno dell'Europa e per tutti i Balcani. Per questo motivo i leader turchi si consideravano in parte europei. Naturalmente, dopo le due guerre balcaniche del 1912 e del 1913, i Turchi furono cacciati da quasi tutta l'Europa.

Durante l'ultima metà del 19° secolo la Turchia, come parte dell'alleanza tra gli stati europei, orbitava all'interno della politica europea e si adeguava quindi a standard europei di comportamento universalmente accettati. Inoltre, molti Armeni avevano adottato una cultura europea ed erano considerati più europei dei turchi. Infatti gli armeni sono di discendenza indo-europea e una nazione cristiana, più in sintonia con l'Europa che con il medio oriente. Gli Armeni che vivevano nell'impero ottomano erano per lo più contadini, ma una grossa parte era costituita da artigiani, mercanti e professionisti distribuiti in villaggi, paesi e città. Molti Armeni di Costantinopoli (l'attuale Istanbul) e di Smirne (l'attuale Izmir) erano esponenti dell'amira, classe sociale assai abbiente. Molti dei loro figli avevano ricevuto un'educazione europea e aderivano alle più moderne filosofie sociali europee quali libertà, uguaglianza e fraternità.

Come ho detto, la maggior parte degli europei dell'impero ottomano considerava gli Armeni più progressisti ed europei dei Turchi. Stando così le cose, i massacri e le espropriazioni subiti dagli Armeni destarono scalpore e orrore in tutta Europa. Per questo motivo il genocidio armeno può a buon diritto essere considerato il primo genocidio del 20° secolo, poiché fu ben noto e largamente riconosciuto.

Perché ritiene che vi siano tanti problemi e resistenze da parte di Turchia, Israele e Stati Uniti a riconoscere come tale il genocidio armeno?

Gli Stati non sono persone. Un individuo può avere una coscienza ma uno Stato agisce generalmente spinto dal proprio interesse o da ciò che viene percepito come tale (il che può includere anche la filantropia). Un individuo può combattere con la propria coscienza e confessare infine il crimine, ma uno Stato non ha coscienza e non ha rimorsi. Uno Stato confesserà il crimine solo sotto costrizione. A tutti i riguardi, la Turchia non perse la prima guerra mondiale. Perse le colonie in nord Africa, Arabia e Mesopotamia ma lo Stato rimase intatto sotto un nuovo nome. La maggior parte dei Giovani Turchi sopravvissuti passò al nuovo governo nazionalista. In realtà la Turchia espanse addirittura il proprio territorio ad est a spese dell'Armenia.

L'etnogenesi della Turchia moderna si basa dunque sul genocidio e sull'espropriazione dei beni. Proprio come noi americani detestiamo confessare i peccati commessi nei confronti dei nativi americani, i Turchi non hanno intenzione di ammettere il genocidio degli Armeni in terra armena, perché metterebbe in dubbio la morale stessa su cui si fonda lo Stato turco. Inoltre, a differenza degli indiani d'America, molti Armeni dell'impero ottomano erano benestanti. Gran parte delle odierne ricchezze turche si fondano sui quei possedimenti che furono espropriati agli armeni (...)


Andrew Lawless (Traduzione Carlotta Cristiani)

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L'ultima modifica di PattyRose il Ven Mag 12, 2006 17:01, modificato 1 volta
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PattyRose



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MessaggioInviato: Ven Mag 12, 2006 16:58    Oggetto: Rispondi citando


La tragedia degli armeni. Un gruppo di donne indomabili e il loro amore per la vita. La scoperta di una nuova scrittrice italiana.

In questo suo primo romanzo, Antonio Arslan attinge alle memorie familiari per raccontare la tragedia di un popolo “mite e fantasticante”, gli armeni, e la struggente nostalgia per una patria e una felicità perdute. Yerwant ha lasciato, appena tredicenne, la casa paterna per studiare nel collegio armeno di Venezia. Ora, dopo quasi quarant’anni, sta ultimando i preparativi per il viaggio che lo ricondurrà alla Masseria delle Allodole, tra le colline dell’Anatolia, dove potrà finalmente riabbracciare i suoi cari. La notizia si diffonde nella cittadina natale, inebriata dai gelsomini in fiore e dai dolci preparati per la Pasqua, un’euforica frenesia che pervade lo scorrere quieto dei giorni. Giorni intessuti delle pigre partite a tric-trac nella farmacia del fratello Sempad, giorni colorati dai sogni d’amore delle sorelle, Azniv e Veron, e dalla festosa confusione dei bambini, su cui vigila la mamma Shushanig. Si sta organizzando la festa di benvenuto e tutti, parenti e amici, sono invitati a prendervi parte. La Masseria è rimessa a nuovo, per completare l’opera è stato perfino ordinato da Vienna un pianoforte a mezza coda. Ma siamo nel maggio del 1915. L’Italia è entrata in guerra e ha chiuso le frontiere mentre il partito dei Giovani Turchi insegue il mito di una Grande Turchia, in cui non c’è posto per le minoranze. Yerwant non verrà, e non ci sarà nessuna festa. Al suo posto, solo orrore e morte. È qui che comincia, per le donne armene della città, un’odissea segnata da marce forzate e campi di prigionia, fame e sete, umiliazioni e crudeltà. Nel loro cammino verso il nulla, madri figlie e sorelle si aggrappano disperatamente all’esistenza e tengono accesa la fiamma della speranza. Sarà grazie alla loro tenacia, al loro sacrificio e all’aiuto disinteressato di chi rifiuta di farsi complice della violenza che tre bambine e un “maschietto-vestito-da-donna”, dopo una serie di rocambolesche avventure, riusciranno a salvarsi e a raggiungere Yerwant in Italia. E sarà lui a garantire per loro un futuro e a custodire le “memorie oscure” che oggi la nipote Antonia ha trasfuso in un romanzo dolce e straziante come una fiaba.

NOTE BIOGRAFICHE
Antonia Arslan, laureata in archeologia, è stata professore di Letteratura italiana moderna e contemporanea all’università di Padova. È autrice di saggi pionieristici sulla narrativa popolare e d’appendice (Dame, droga e galline. Il romanzo popolare italiano fra Ottocento e Novecento, nuova edizione Unicopli 1986) e sulla “galassia sommersa” delle scrittrici italiane (Dame, galline e regine. La scrittura femminile italiana fra ‘800 e ‘900, Guerini 1998).

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gattina



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MessaggioInviato: Ven Mag 12, 2006 17:08    Oggetto: Rispondi citando


Grazie Genziana e Patty così quando vedremo il film saremo già ben preparate!!!
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genziana



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MessaggioInviato: Ven Mag 12, 2006 17:14    Oggetto: 'LA MASSERIA DELLE ALLODOLE' libro e film, la Storia Rispondi citando











File da scaricare e salvare nelle dimensioni originali a:
http://www.zatik.com/files/IntervistaAntoniaArslan.pdf

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PattyRose



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MessaggioInviato: Ven Mag 12, 2006 18:12    Oggetto: Rispondi citando


GRAZIE GIULY PER L'ARTICOLO DI ORESTE...
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Rossana



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MessaggioInviato: Ven Mag 12, 2006 18:17    Oggetto: Rispondi citando


GRAZIE GIULY PER QUESTO TOPIC: SPERO TANTO DI POTER AVERE L'OCCASIONE DI LEGGERE PRESTO IL LIBRO PER ADDENTRARMI MEGLIO IN QUESTO FILM CHE ALE STA GIRANDO E TROVARMI, POI, PIU' PRONTA QUANDO LO VEDEREMO IN TV.
E PER INTANTO, IN BOCCA AL LUPO AD ALE E TANTI TANTI ABBRACCI AFFETTUOSI!

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007



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MessaggioInviato: Ven Mag 12, 2006 18:36    Oggetto: Rispondi citando


Allora avevo visto giusto, la settimana scorsa ad aprire un topic con questo titolo ... anche perchè nell'altro topic della Libreria si parla di troppi libri e di letture diverse ed era difficile ritrovarsi. Adesso abbiamo una agorà sulla masseria in cui parlare.Bene...

un saluto a tutte

by 007 Wink
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007



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MessaggioInviato: Ven Mag 12, 2006 18:44    Oggetto: Rispondi citando


Riporto questa mia dall'altro topic:

Dunque Alessandro sarà il tenente turco Djelal nel film dei fratelli Taviani, e poi il principe Consalvo Uzeda, nei Vicerè di Roberto Faenza. L'avevo intuito leggendo i due libri ... adesso bisognerà prendere confidenza anche con questi nomi

un salutoby 007
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MessaggioInviato: Ven Mag 12, 2006 19:15    Oggetto: Rispondi citando


Grazie mille 007...però...che nomi affascinanti Wink Exclamation
Un abbraccio!
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Danielita



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MessaggioInviato: Ven Mag 12, 2006 21:07    Oggetto: Rispondi citando


Una delle isole di Venezia, quella di S. Lazzaro, è detta Isola degli Armeni. Ecco perchè.
Il venerabile Pietro Mechitar era un armeno che, nato nel 1676, aveva ricevuto un'accurata formazione teologica e ascetica in Oriente. Per propagare la fede cattolica nell'Armenia sottoposta ai musulmani, fondò a Costantinopoli una piccola comunità monastica, poi trasferita nei territori veneziani in Grecia. A causa della guerra greco-turca, nel 1715 tale comunità fu costretta a trasferirsi a Venezia, dove il governo veneziano le concesse l'isola di S. Lazzaro nella quale i monaci mechitaristi, che avevano adottato la regola di S. Benedetto, risiedono tuttora. Nell'isola di S.Lazzaro i monaci relizzarono un attivissimo focolaio di cultura e spiritualità armena.
Divisi in due congregazioni, Venezia e Vienna, i mechitaristi contribuiscono ancora oggi all'educazione cristiana dei numerosi armeni sparsi in occidente.



All'intero del monastero c'è una biblioteca immensa che conta più di 150000 libri in armeno e in diverse lingue straniere. Sono conservati più di 4500 manoscritti. Merita una visita anche il museo che ne è parte integrante.
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L'ultima modifica di Danielita il Sab Mag 13, 2006 10:10, modificato 1 volta
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Ada



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MessaggioInviato: Ven Mag 12, 2006 21:52    Oggetto: Rispondi citando


La masseria delle allodole di Antonia Arlan, uscito nel 2004, ha vinto il premio Campiello 2004, il premio Stresa, il premio Fenice-Europa, il premio Berto, il premio Fregene, il premio Città di Bari, il premio G.Casanova, il Premio del Libraio Città di Padova 2005, il terzo Premio Letterario della Poesia Religiosa in Campania.


Comunità armena di Roma (Akhtamar On Line)
Antonia Arslan con il Suo libro “la masseria delle allodole” ed. Rizzoli, si è aggiudicata la terza edizione del Premio internazionale di Letteratura Religiosa.

Lettera dell’Ambasciatore Armeno
...........“La Masseria delle Allodole”, un romanzo unico nel suo genere, che pur trattando della triste storia del genocidio del nostro Popolo, è scevro da vittimismi e riconsegna un futuro colmo di gioiosa speranza di vita.
Sono lieto che gli studenti delle scuole di Pagani, dell’Agro Noverino Sarnese e del Napoletano, siano stati coinvolti, dato che sono persuaso, che la più alta forma di diplomazia sia quella messa in opera dai giovani che con la loro capacità di “visionare la realtà” ci danno il loro prezioso contributo.
..............................................................................

Rouben Shougarian, Ambasciatore della Repubblica d’Armenia.

Lettera del Consiglio per la Comunità Armena di Roma inviata agli organizzatori.
Alcuni decenni fa in Italia non si sapeva nemmeno chi fossero gli armeni, figurarsi la loro storia. Nemmeno i libri scolastici ne fanno cenno.
Premiare “la masseria delle allodole” al di là dell’indubbio valore letterario dell’opera e al di là dei grandi meriti dell’autrice Antonia Arslan significa premiare la memoria di tutt’un popolo. .....................................................
Sua Santità Giovanni Paolo II aveva scritto " … Le croci, di cui la vostra terra è disseminata, sono di pietra nuda, come nudo è il dolore dell'uomo … Il popolo armeno conosce bene la Croce: la porta incisa nel suo cuore. E’ il simbolo della sua identità, delle tragedie della sua storia e della gloria della sua rinascita dopo ogni evento avverso ".
Ne “La masseria delle allodole” si racconta tutto questo, con un omaggio alla vita poiché esiste la convinzione e la certezza che verità e giustizia non potranno essere sconfitti e questo “premio internazionale di letteratura religiosa” ne è un’ulteriore prova.
...................................... un diritto per tanti anni sottoposto al silenzio per non dire negato: il diritto alla memoria.
La masseria delle allodole è la verità che ogni armeno porta nel proprio cuore e che vorrebbe raccontare con la speranza che qualcuno ascolti e l’auspicio che la storia, questa storia, non si ripeta mai più…

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Ada
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Lory1984



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MessaggioInviato: Sab Mag 13, 2006 07:56    Oggetto: Rispondi citando


Grazie per le interesananti news e per aver aperto questo Topic Interessantissimo "la Masseria delle Allodole"bellissimo libro sicuramente dopo i Vicerè un'altro libro da aggiungere alla lista dei libri da comperare appena si ha occasione di fare un salto in libreria.

Spero con questo Topic di imparare qualcosa in più su questa triste pagina di storia di cui pochi parlano

Lory
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Baglioni



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MessaggioInviato: Sab Mag 13, 2006 11:52    Oggetto: Rispondi citando


MOLTO INTERESSANTE QUESTO TOPIC E GRAZIE DI CUORE A GENZIANA SEMPRE PRONTA A DARE IL MEGLIO DI SE' CON NOTIZIE, APPUNTI E QUANT'ALTRO....GRAZIE MILLE
UN BACIO PAOLA

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