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nanà



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MessaggioInviato: Gio Ott 30, 2008 23:23    Oggetto: messaggio Rispondi citando


Ancora un parco dove sognare: PARCO EGERIO
Deve il suo nome al fatto che alle pendici del Celio, poco fuori le mura , sorgeva il leggendario lucus camenarum o Bosco delle Camene, dove in una grotta scaturiva una fonte d'acqua, presso la quale, secondo la leggenda, la ninfa Egeria si incontrava con Numa Pompilio e gli dava consigli per il governo della città. Secondo le testimonianze di epoca classica, in età imperiale la grotta della ninfa sarebbe stata sistemata con un monumentale rivestimento in marmo, suscitando lo scandalo degli intellettuali contemporanei che rimpiangevano le erbe e il tufo di un tempo. L'attuale sistemazione delle pendici del parco con prati, alberi di alto fusto e arbusti, garantisce il mantenimento paesaggistico.
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MessaggioInviato: Ven Ott 31, 2008 21:45    Oggetto: messaggio Rispondi citando


Vi faccio conoscere la BASILICA DI SANTA MARIA DEL POPOLO.
E' una celebre chiesa di Roma, sita in Piazza del Popolo, dal quale prende il nome.
Il primo nucleo, consistente in una piccola cappella, venne eretto nell'XI secolo, in seguito alla demolizione del Mausoleo dei Domizi Enobarbi, tomba dell'imperatore Nerone, per ordine del papa Pasquale II. Successivamente venne ricostruita ed ampliata, sotto Sisto IV della Rovere, dagli architetti Baccio Pontelli e Andrea Bregno, tra il 1472 ed il 1477, con un aspetto rinascimentale.
Tra il 1655 ed il 1660 papa Alessandro VII decise di restaurare la chiesa dandole un aspetto più brioso; per questo incaricò Gian Lorenzo Bernini, che restaura nuovamente la chiesa, donandole questa volta una chiara impronta barocca che si può ammirare ancora oggi.
La chiesa ospita dei dipinti di grandissima importanza: del Caravaggio sono presenti capolavori come Conversione di San Paolo e Crocefissione di San Pietro, nonché diversi affreschi del Pinturicchio, L'Assunzione di Annibale Carracci, oltre alle architetture di Raffaello e del Bramante ed ad alcune sculture di Andrea Bregno e di Gian Lorenzo Bernini, come il magnifico organo sorretto da due angioletti in bronzo (che simboleggiano la forza di Dio).
Nel chiosco Agostiniano soggiornò Martin Lutero durante la sua permanenza in Italia nei suoi anni giovanili.
Si racconta che nella piazza sia stato piantato un noce sul luogo dove si riteneva fosse sepolto Nerone. Poichè durante la notte apparivano nella piazza streghe, demoni e lo stesso fantasma di nerone, nel 1099 il Papa Pasquale II si recò al posto per abbatterlo personalmente. Al suo posto fu edificata, a spese del popolo romano, la chiesa.

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MessaggioInviato: Sab Nov 01, 2008 22:22    Oggetto: messaggio Rispondi citando


Qualcuno di voi sa che a Roma c'è la PORTA MAGICA Question

La Porta Alchemica , detta anche Porta Magica o Porta Ermetica o Porta dei Cieli, è un monumento edificato tra il 1655 e il 1680 da Massimiliano Palombara marchese di Pietraforte (1614-1680) nella sua residenza, villa Palombara, sita nella campagna orientale di Roma sul colle Esquilino nella posizione quasi corrispondente all'odierna piazza Vittorio, dove oggi è stata collocata. La Porta Alchemica è l'unica sopravvissuta delle cinque porte di villa Palombara, sull'arco della porta perduta sul lato opposto vi era un'iscrizione che permette di datarla al 1680, inoltre vi erano altre quattro iscrizioni perdute sui muri della palazzina all'interno della villa.
L'interesse del marchese Palombara per l'alchimia nacque probabilmente per la sua frequentazione sin dal 1656, della corte romana della regina Cristina di Svezia, a palazzo Riario (oggi Palazzo Corsini) sulle pendici del colle Gianicolo oggi sede dell'Accademia Nazionale dei Lincei. Cristina di Svezia era un'appassionata cultrice di alchimia e di scienza (fu istruita da Cartesio) e possedeva un avanzato laboratorio gestito dall'alchimista Pietro Antonio Bandiera. In palazzo Riario nacque un'accademia a cui si collegano i nomi di personaggi illustri del Seicento come il medico esoterista Giuseppe Francesco Borri, di nobile famiglia milanese, l'astronomo Giovanni Cassini, l'alchimista Francesco Maria Santinelli, l'erudito Athanasius Kircher.
Secondo la leggenda, trasmessaci nel 1802 dall'abate ed erudito Francesco Girolamo Cancellieri, uno stibeum pellegrino fu ospitato nella villa per una notte. Il "pellegrino", identificabile con l'alchimista Francesco Giustiniani Bono, dimorò per una notte nei giardini della villa alla ricerca di una misteriosa erba capace di produrre l'oro, il mattino seguente fu visto scomparire per sempre attraverso la porta, ma lasciò dietro alcune pagliuzze d'oro frutto di una riuscita trasmutazione alchemica, e una misteriosa carta piena di enigmi e simboli magici che doveva contenere il segreto della pietra filosofale.
Il marchese fece incidere sulle cinque porte di villa Palombara e sui muri della magione, il contenuto del manoscritto coi simboli e gli enigmi, nella speranza che un giorno qualcuno sarebbe riuscito a decifrarli. Forse l'enigmatica carta potrebbe riferirsi, per concordanze storiche e geografiche e per il passaggio tra le mani di alcuni appartenenti al circolo alchemico di villa Palombara, al misterioso manoscritto Voynich, che faceva parte della collezione di testi alchemici appartenuti al re Rodolfo II di Boemia e donati da Cristina di Svezia al suo libraio Isaac Vossius, e finì nelle mani dell'erudito Athanasius Kircher, uno degli insegnanti del Borri nella scuola gesuitica. Secondo una leggenda la stessa Porta Alchemica sarebbe stata edificata nel 1680 come celebrazione di una riuscita trasmutazione avvenuta nel laboratorio di palazzo Riario.
I simboli incisi sulla porta alchemica possono essere rintracciati tra le illustrazioni dei libri di alchimia e filosofia esoterica che circolavano verso la seconda metà del Seicento, e che presumibilmente erano in possesso del marchese Palombara.
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MessaggioInviato: Sab Nov 08, 2008 09:25    Oggetto: messaggio Rispondi citando


Quando splende il sole, anche se fa freddo, Roma invita a passeggiare.

Oggi vi porto a VILLA BALESTRA.
E' nel cuore del quartiere più elegante della città: i Parioli
L'attuale giardino pubblico di Villa Balestra con vista sul Parco di Monte Mario è quello che resta della splendida villa cinquecentesca adagiata sulla sommità dei Monti Parioli al di sopra del tratto iniziale di viale Tiziano.
L'area è l'unica componente della storica Villa che conserva inalterato il suo fascino originario: ha forma ellittica ed è strutturata su due viali paralleli e tre grandi aiuole con alberature ad alto fusto.
Le pendici della collina, prospicienti viale Tiziano, sono caratterizzate da folta vegetazione e da grotte scavate nel tufo a mezza costa. Acquistata dal Cavaliere Giuseppe Balestra nel 1880 fu smembrata a partire dal 1910 e divenne proprietà del Comune di Roma nel 1939.
Negli anni Cinquanta fu oggetto di una pesante lottizzazione Sad che comportò la demolizione di alcuni edifici, mentre altri sono stati inglobati in moderne costruzioni, come il villino Delfino Parodi realizzato nel 1940/42 e il villino Gomez opera dell'architetto Federico Gorio (1957/5Cool. All'interno del complesso, non visitabile, è ancor oggi riconoscibile il nobile casino cinquecentesco ristrutturato sullo scorcio del XIX secolo al quale vennero affiancati negli anni Quaranta due grandi fabbriche.
L'attuale sistemazione dei giardini pubblici è stata realizzata nel 1990 dal Servizio Giardini del Comune di Roma che ha in programma un nuovo progetto di riqualificazione.
E’ attrezzato con giochi per bambini, punto di ristoro, area gioco cani e gode di una bella vista sulla città.




La vista dalla villa su Roma.

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MessaggioInviato: Dom Nov 09, 2008 18:21    Oggetto: messaggio Rispondi citando


Giornata assolata, si va a visitare VILLA CHIGI Exclamation
Oggi è conosciuta come Farnesina.
E'stata voluta, nella seconda metà del '700, dal cardinale Flavio Chigi; è un pregevole esempio di "casino di villeggiatura" della seconda metà del Settecento. L'edificio e l'annesso giardino all'italiana sono di proprietà privata, una recinzione li separa dalla parte pubblica del parco.
Il cardinale Chigi acquistò i terreni sul "Monte delle Gioie" tra il 1763-65 dando il via ai lavori di ristrutturazione di un casale rustico per adattarlo a residenza padronale, affidandoli prima a Tommaso Bianchi e poi a Pietro Camporese il Vecchio. I sei ingressi principali furono arricchiti da cornici e venne costruita la cappella. Tra l'ottobre 1765 e il febbraio 1769 fu anche completata la decorazione degli ambienti interni ad opera di Filippo Cataldi e Gioacchino Paver, con affreschi di vedute di Francesco Nubale e Giacomo Rubini, mentre la cappella, dedicata alla Vergine, fu opera di Antonio Bicchierai. Gli interni della Villa erano arricchiti da mobili e intagli lignei eseguiti tra il 1763 e il 1771 da Nicola Carletti e Giovanni Ermans; da sedie e panchette intarsiate e dorate, coperte di seta azzurra a festoni di fiori; da pareti e mobilio coperti di seta di Lione.
Entro il 1776 fu realizzato anche il giardino della Villa. Nella parte occidentale fu impiantato un giardino all'italiana con aiuole e boschetti di lecci e decorato con arredi scultorei; nel versante orientale fu invece realizzata una promenade costituita da un lungo viale centrale. Il viale principale del parco era piantato di lecci e bordato da alte spalliere di alloro e mortella; a metà del percorso si apriva uno slargo circolare decorato da una fontana centrale e da un cabinet di verzura circolare con seditori e statue.
La Villa rimase sostanzialmente inutilizzata per quasi tutto l'Ottocento. Nel secondo dopoguerra i Chigi vendettero tutta l'area agricola e il parco sottostante, attirati da mire speculazionistiche. Il frazionamento della proprietà e il disinteresse dei proprietari avviarono il complesso ad una veloce distruzione. Anche l'insieme degli arredi originari - dai mobili all'argenteria - conservatosi integro per quasi due secoli, fu venduto dai Chigi e disperso. Villa Chigi è uno degli edifici più eleganti e raffinati del Rinascimento, e uno dei più importanti, visto che alla sua costruzione e decorazione lavorarono alcuni tra gli artisti più celebri dell’epoca.
Alla fine degli anni '70 il Comune di Roma avviò un'azione espropriativa intesa ad assicurarsi almeno l'area del parco. L'edificio della Villa è stato affidato dai proprietari in comodato alla comunità "Mondo X" per il recupero dei tossicodipendenti.
Attualmente una convenzione tra Comune e la proprietà privata ha consentito un possibile recupero di tutto il complesso nei suoi aspetti artistici e paesaggistici. L'Amministrazione comunale avviò, qualche anno fa, il restauro del parco, con la riproposizione del disegno settecentesco.
E' proprietà dello Stato Italiano.



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MessaggioInviato: Gio Nov 13, 2008 23:18    Oggetto: messaggio Rispondi citando


Una Villa che merita un visita e una passeggiata è VILLA PAGANINI, che ha un’estensione di 30.800mq.
E' situata su via Nomentana di fronte a Villa Torlonia, è stata di recente (2004) riaperta al pubblico dopo un attento restauro ad opera del Servizio Giardini del Comune di Roma, in collaborazione con la Sovraintendenza Comunale. La Villa è stata riportata al suo ultimo aspetto storico documentato e cioè a quello del giardino romantico di fine Ottocento, con il ripristino del lago e con la riapertura della Grotta-Ninfeo. Un piacevolissimo parco cui fanno da cornice i bei prospetti dei palazzi dell'attiguo quartiere Nomentano.
La Villa ha un notevole interesse storico.
Le origini della Villa sono legate al cardinale Mariano Pierbenedetti da Camerino che acquistò la Vigna nel 1585 per trasformarla in residenza di prestigio. Di questo periodo rimane come unica testimonianza la fontana in marmo oggi posta all'angolo tra Via Nomentana e Vicolo della Fontana. Nel 1722 la tenuta venne acquistata dal Cardinale Giulio Alberoni che intraprese importanti lavori di sistemazione degli edifici e del giardino di cui rimane oggi visibile solo la fontana a parete addossata al piccolo fabbricato attiguo al Casino Nobile.
La villa passò poi nelle mani di numerosi altri proprietari che trasformarono la Villa ed il parco secondo il gusto romantico ottocentesco con tracciati viari sinuosi e irregolari, un laghetto rustico e diverse fontane. Quando nel 1890 la proprietà venne acquistata dal Senatore Paganini, tutta la vasta campagna circostante il Casino Nobile, coltivata a vigna e canneto, era man mano scomparsa sotto la pressione della crescente espansione edilizia, ed il parco lottizzato e frazionato in numerosi villini. Nel 1934 il Comune di Roma acquistò il complesso per destinarlo ad uso pubblico adibendo il Casino Nobile a sede scolastica ed affidò la sistemazione del parco a Raffele De Vico, architetto del Servizio Giardini.
La Villa fu aperta al pubblico il 21 aprile del 1934 alla presenza di Benito Mussolini. Nel 1938 venne collocato il monumento ai caduti nella I Guerra Mondiale del quartiere Nomentano, opera di Arnaldo Zocchi (1862-1940).

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[URL=http://imageshack.us]

http://img160.imageshack.us/img160/8035/vpagvn6.jpg[/IMG][/URL]


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MessaggioInviato: Mar Nov 18, 2008 17:15    Oggetto: messaggio Rispondi citando


VORREI MOSTRARVI UNA SCULTURA DI UN ARTISTA CONTEMPORANEO: OTELLO SCATOLINI, CHE CAMPEGGIA NEL PARCO DI CASAL MONASTERO, NUOVO QUARTIERE ROMANO; NEL PARCO CI SONO AREE GIOCHI, PERCORSI, PANNELLI DIDATTICI. I BIMBI POSSONO USARE LA SCULTURA PER GIOCARE, E POI ARRIVARE ALLE FOGLIE DI PIETRA CHE ESCONO DAL GIARDINO.
LA SCULTURA SI CHIAMA "MADRE NATURA".




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MessaggioInviato: Dom Nov 23, 2008 22:09    Oggetto: messaggio Rispondi citando


Una Villa particolare e di interesse archeologico e artistico è VILLA DE SANCTIS.
Il Parco ha una superficie di circa 12 ettari. Il tutto inizia il 25 novembre 1942 quando Filippo de Sanctis lascia in testamento all'Ente Comunale Assistenza di Roma la sua proprietà composta dalla villa omonima e dal relativo fondo rustico della superficie di 12 ettari. Solo il 5 gennaio 1950 la villa ed il fondo vengono effettivamente consegnate all'ente comunale.
Si estende su un'area, che in epoca romana faceva parte dei possedimenti di Elena madre di Costantino. In questa area vennero edificati il mausoleo di Elena, tutt'ora presente nell'estremo sud-est della villa,

e la basilica paleocristiana dei Santi Marcellino e Pietro, di cui oggi rimangono soltanto alcuni resti appena visibili. Al di sotto del parco si sviluppano le catacombe dei Santi Marcellino e Pietro risalenti al periodo anteriore alla persecuzione di Diocleziano (284-305).
Oltre a detti resti della tarda età imperiale, nello stesso territorio ancor prima vi erano sepolcreti e colombari fra cui la necropoli degli Equites singulares. Di essi oggi non resta quasi nulla di visibile, e la maggior parte resta per lo più celata nel sottosuolo.
Fra i pochi resti visibili da menzionare una tomba romana sovrastata da un gazebo di ferro battuto. All'interno della Villa sorge il parco delle Sculture; è costituito da 5 sculture di arte contemporanea realizzate utilizzando cinque materiali diversi:
la vetroresina per la scultura dal titolo Freeze di Anna Ajò,

la terracotta per la Porta Magica di Immacolata Datti,

il travertino per Porta di Giuliano Giuliani,
l'acciaio per Romana di Carlo Lorenzetti,
il vetro per la scultura Luna di Costas Varotsos

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MessaggioInviato: Mer Nov 26, 2008 22:43    Oggetto: messaggio Rispondi citando


Malgrado il freddo sferzante possiamo andare a visitare l'importante VILLA GORDIANI.
E' un parco archeologico situato presso il III miglio della via Prenestina, che contiene i resti di una vasta villa patrizia, tradizionalmente identificata con quella della famiglia imperiale dei Gordiani, che diede tre imperatori romani del III secolo, Gordiano I, Gordiano II e Gordiano III.
Il complesso è citato dalle fonti antiche; secondo la Historia Augusta, erano possedimenti di questa famiglia patrizia, la villa patrizia aveva un portico di duecento colonne, con cinquanta colonne di marmo della Caria, cinquanta di porfido rosso, cinquanta frigio e cinquanta numida. Oltre alle tre basiliche centenariae, lunghe, cioè, 100 piedi, le fonti antiche ricordano le terme come tra le più belle di Roma e senza eguali nell'impero. La villa patrizia, tutt'ora interrata nella quasi totale interezza per motivi di preservazione, sembra essere il nucleo più antico del parco archeologico, addirittura precedente all'insediamento della famiglia imperiale dei Gordiani. Non è stato possibile, tuttavia, datarla con precisione in parte perché la costruzione fu soggetta a più rifacimenti ed ampliamenti nel corso del tempo ed in parte perché uno studio sistematico ed approfondito della villa non è stato mai interamente condotto. Di epoca successiva alla villa, databili tra il II ed il IV secolo, sono il colombario, le cisterne e il vestibolo.
All'interno del complesso venne costruita, a metà del XIII secolo, Tor de' Schiavi, che poggia su strutture antiche. Nel 1422, la zona divenne possedimento dei Colonna.
Il parco che fu istituito col piano regolatore del 1931 e fu riqualificato negli anni 1960, è propriamente detto Parco archeologico di Villa Gordiani.
L'ingresso monumentale alla villa è un'aula ottagona, probabilmente risalente al periodo di Diocleziano-Costantino I (fine III secolo-inizi IV secolo), probabilmente un ninfeo, a base ottagonale e con aperture rotonde per l'illuminazione interna. La cupola, rotonda e a sesto piano, era riempita con anfore per alleggerirne il peso.
Nel XIII secolo vi fu innalzata una torre, sostenuta da un grosso pilastro cilindrico e sul quale erano appoggiate le scale che portavano a vari piani.
La torre venne adibita a torre di avvistamento e nel 1347 le truppe dei Colonna, provenienti da Palestrina alla volta di Roma per combattere contro Cola di Rienzo, si accamparono in questa zona.
Nel 1571 la torre divenne proprietà della famiglia di Vincenzo Rossi dello Schiavo e da questi prese il nome di Tor de' Schiavi.




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MessaggioInviato: Dom Nov 30, 2008 00:03    Oggetto: messaggio Rispondi citando


Un'altra bella villa romana: VILLA CARPEGNA.
La storia della villa è legata alle vicende della famiglia Carpegna ed in particolare al cardinal Gaspare, uno degli uomini più ricchi, potenti e colti del suo tempo. Nel 1684 egli acquistò, nei pressi di un terreno già di proprietà della famiglia, una vigna con casino, primo nucleo della futura villa. Più tardo di qualche anno è il Casino Nobile, progettato da Giovanni Antonio de Rossi, architetto di fiducia del cardinale.
L'edificio a pianta rettangolare, formato da un corpo centrale fiancheggiato da due ali laterali simmetriche sormontate da due torrette, sorge in corrispondenza dell'asse principale del parco che congiunge l'ingresso con un ninfeo monumentale, attraverso uno scenografico sistema di fontane.
A Pietro Francesco Garoli si debbono gli affreschi della galleria del primo piano, riscoperti durante i restauri dell'edificio avviati nel 1985, raffiguranti alcune delle tenute di famiglia nel Montefeltro, racchiuse fra balaustre e colonne dipinte, secondo una soluzione compositiva di gusto neorinascimentale.
Nell'Ottocento la villa passò alla famiglia Falconieri che fece rinnovare il Casino, realizzando tra l'altro un "saloncino dipinto alla pompeiana", al pianterreno, e un edificio di servizio, accanto a quello principale.
Nel 1902 la villa fu acquistata dalla baronessa Caterina von Scheyns, che fece introdurre un pavimento musivo ed una decorazione a tempera con figurazioni vegetali nell'androne. Ad inizio Novecento la villa divenne un vero e proprio salotto internazionale, aperto ad ospiti illustri, come il futuro papa Giovanni XXIII.
Il Comune di Roma ha acquisito la villa nel 1978, avviando un'opera di recupero.
E'una delle poche ville romane che conserva caratteri settecenteschi ancora ben riconoscibili in un insieme di grande pregio.


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MessaggioInviato: Lun Dic 01, 2008 00:23    Oggetto: messaggio Rispondi citando


Qualche curiosità romana.....
Nel Giardino degli Aranci (di cui spiegherò dopo), la tradizione vuole che, sia stato piantato da San Domenico, fondatore dei domenicani, il primo arancio, all'inizio del XIII secolo; ma sappiamo che l'arancio dolce, giunse in Europa molto più tardi, importato nel XV secolo dai navigatori portoghesi, addirittura la sua cultura si diffuse prima nella penisola iberica e poi in Sicilia.

PARCO DEGLI ARANCI
Il Giardino degli Aranci è un parco di circa 7.800 mq sull' Aventino, nel rione Ripa, da cui si gode un'ottima visuale di Roma.
Il nome deriva dalla presenza caratteristica di numerose piante di aranci amari, si estende nell'area dell'antico fortilizio eretto dalla famiglia dei Savelli tra il 1285 e il 1287 nei pressi della chiesa di Santa Sabina sull'Aventino, su un preesistente castello fatto costruire dai Crescenzi nel X secolo. Il giardino fu realizzato nel 1932 dall'architetto Raffaele de Vico, dopo che, con la nuova definizione urbanistica dell'Aventino, nell'area che i padri Domenicani della vicina chiesa tenevano ad orto, era stato previsto di destinare a parco pubblico, in modo da offrire libero accesso alla vista da quel versante del colle, creando un nuovo belvedere romano, da aggiungere a quelli già esistenti del Pincio e del Gianicolo.
Nel giardino c'è un viale che è stato intitolato a Nino Manfredi dopo la morte dell'attore, ciociaro di origine ma romano di adozione. Il viale si apre in due slarghi: in quello di destra era in origine collocata la fontana realizzata da Giacomo della Porta per Piazza Montanara, e dal 1973 trasferita a Piazza S. Simeone ai Coronari, all'ingresso del parco stesso, addossata ad una nicchia del muro di cinta.
La fontana è composta da due pezzi di spoglio: una vasca termale romana ed il monumentale mascherone marmoreo scolpito per ornare una fontana costruita nel 1593 nel Campo Vaccino. L'antica vasca in granito, adorna di maniglioni a bassorilievo, è collocata al centro di un bacino rettangolare leggermente incassato rispetto al livello stradale, bordato da una fascia in travertino. Sopra di essa, poggiato su un parallelepipedo, si trova il monumentale mascherone marmoreo dalle ciglia aggrottate e dai folti baffi, raccolto in una grande conchiglia.
Il mascherone vanta una lunga storia: dopo lo smontaggio nel 1816 della fontana di Giacomo della Porta, venne recuperato e, a partire dal 1827, fu nuovamente utilizzato per decorare una fontana eretta sulla riva destra del Tevere, in corrispondenza del porto Leonino. Demolita anche questa fontana intorno al 1890, la scultura venne ricoverata presso i depositi comunali, dove rimase per alcuni decenni, fino all'attuale collocazione.


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MessaggioInviato: Lun Dic 01, 2008 19:49    Oggetto: messaggio Rispondi citando


Una curiosità della flora romana, ma che ha anche un'importanza storica, religiosa e della tradizione romana.
Nel cortile dell'antico ospedale della Consolazione, vi sono nate le palme della California, chiamate anche Washington, bellissime.

In quest'ospedale si prodigò anche San Luigi Gonzaga, che vi morì nel 1591, assistendo i malati di colera (figlio del duca di Mantova, nato il 19 marzo del 1568, fin dall'infanzia il padre lo educò alle armi, tanto che a 5 anni già indossava una mini corazza ed un elmo e rischiò di rimanere schiacciato sparando un colpo con un cannone; ma a 10 anni Luigi aveva deciso che la sua strada era un'altra: quella che attraverso l'umiltà, il voto di castità e una vita dedicata al prossimo l'avrebbe condotto a Dio; a 12 anni ricevette la prima comunione da san Carlo Borromeo, in visita a Brescia; decise poi di entrare nella compagnia di Gesù e per riuscirci dovette sostenere due anni di lotte contro il padre; libero ormai di seguire Cristo, rinunciò al titolo e all'eredità ed entrò nel Collegio romano dei gesuiti, dedicandosi agli umili e agli ammalati, distinguendosi soprattutto durante l'epidemia di peste che colpì Roma nel 1590; in quell'occasione, trasportando sulle spalle un moribondo, rimase contagiato e morì: ea il 1591, aveva solo 23 anni).
La chiesa di S.Maria della Consolazione è situata ai piedi della Rupe Tarpea, luogo di giustizia fino al 1550, quando fu trasferito a piazza Giudea. L'origine della chiesa risale al 1385, quando un nobile condannato a morte, Giordanello degli Alberini, pagò due fiorini d'oro affinché un'immagine della Madonna fosse qui collocata per "consolare" gli ultimi istanti dei condannati a morte. Da qui l'origine del nome della chiesa, edificata nel 1470 e affidata all'Arciconfraternita di Santa Maria in Portico della Consolazione e delle Grazie, istituita nel 1506 per la gestione dell'annesso ospedale. La chiesa conserva molte immagini della Vergine, tra le quali quella miracolosa detta Santa Maria delle Grazie, in origine incastrata nel muro sotto la Rupe Tarpea, che assisteva i condannati a morte o quella ancor più famosa detta Maria delizia respiro dei nostri cuori, risalente al periodo medioevale ma ridipinta da Antoniazzo Romano. Alle spalle della chiesa si trova l'Ospedale della Consolazione (nel quale molte nobildonne romane prestavano ogni assistenza ai ricoverati, fin la più umile e per questo soprannominate dal popolo le "spidocchiare). Fino al 1849 era in funzione il cimitero dell'ospedale che si estendeva verso il Foro Romano; vi si tenevano anche rappresentazioni sacre, cessate nel 1849 quando si decise di riesumare le antichità romane sepolte da secoli. Oggi l'antico ospedale, chiuso nel 1936, è adibito ad uffici comunali ma conserva perfettamente l'antica impronta. La chiesa e l'ospedale sono situati sulla piazza e sulla via della Consolazione, entrambe collocate sul tracciato di vicus Jugarius, una via dell'antica Roma che congiungeva il Foro Romano alla porta Carmentalis presso il Foro Olitorio. Fino ai primi anni '40, prima delle demolizioni avvenute durante il regime fascista, la via continuava il suo percorso ed attraversava l'area del Foro Romano; la via si chiamò anche della Catena della Consolazione, per le catene poste agli estremi onde evitare il frastuono provocato dalle ruote dei carri che avrebbero disturbato i degenti dell'ospedale. Caratteristica la storia legata al Caffè dello Scalino, il cui nome derivava da un detto popolare romanesco. Si racconta che il proprietario del locale avesse due belle figliole, delle quali era molto geloso, cosicché i frequentatori del locale, quando vedevano un giovane far la corte alle ragazze ed il padre iniziare a rabbuiarsi, avvisassero il giovanotto dicendo "Attento allo scalino!", che a Roma vale per "Attenzione! Attento che inciampi!".

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MessaggioInviato: Mar Dic 02, 2008 15:53    Oggetto: messaggio Rispondi citando


Piu' di una curiosità su PIAZZA DELLA QUERCIA.
E' uno dei luoghi più caratteristici della Roma Medievale e Rinascimentale.
Non è stata la quercia (che da sempre vi alloggia) ad aver dato il nome alla Paizza, ma dalla Chiesa che vi si affaccia.
La chiesa anticamente era denominata S.Nicolò de Curte ma Giulio II, nel 1507, concedendola alla colonia dei Viterbesi che abitavano in gran numero la zona, le diede il nome di S.Maria della Quercia, sia in onore del notissimo santuario di Viterbo, sia perché la quercia era l'emblema dello stemma della sua famiglia Della Rovere: una quercia, sorgeva già allora al centro della piazza, quasi a ribadire la denominazione della piazza e della chiesa. Nel 1532 la chiesa fu affidata da Clemente VII ad una delle corporazioni-confraternite più potenti della città, quella dei macellai. Nel 1727 Benedetto XIII Orsini decise la riedificazione della chiesa in stile rococò, affidata all'architetto Filippo Raguzzini, il quale, con movimenti curvilinei, diede alla facciata dimensioni e aspetto adeguati al ristretto spazio di prospetto in cui a quei tempi si trovava. L'interno è a croce greca con cupola e tre cappelle: sull'altare maggiore si trova l'immagine della Madonna della Quercia, con una cornice ricca di emblemi dell'Università dei Macellai.
La Domenica delle Palme, nella piccola Piazza, a meno di 50 metri da Santa Barbara dei Librari e da Campo de Fiori, si svolgono la messa e la processione della Confraternita dei Macellari, da sempre una delle più importanti di Roma.
La quercia è protetta da una aiuola in mosaico rosso; i mosaici delle figure sono leggermente a rilievo e si staccano dal bianco della pavimentazione con colori pastello ma su toni decisi: il giallo, il blu, il rosa per le tre streghe e l'azzurro per il fiume. Le immagini sono emerse per la ristrutturazione e sono riferite alle leggende popolari, che collegano l'albero e ciò che sarebbe avvenuto intorno ad esso a figure intricanti e misteriose: tre figure di donne schiacciate sotto il peso che si oppone ad ogni rivolta; due corpi deformati perché travolti dal vento, gridano alla terza di salvarsi, di correre a piazza Farnese attraverso il Vicolo dei Venti; parole misteriose alludono a qualcosa di orrendo da cui soltanto la paura può salvarci nel momento in cui non possiamo sapere.


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MessaggioInviato: Gio Dic 04, 2008 00:21    Oggetto: Rispondi citando


La leggenda vuole che il Cipresso, situato nel chiostro della CERTOSA DI S. MARIA DEGLI ANGELI, sia stato piantato da Michelangelo.
La Chiesa comunemente conosciuta come Santa Maria degli Angeli è in realtà intitolata a Santa Maria degli Angeli e dei Martiri.
Tale consacrazione è dovuta ad un certo Antonio del Duca, sacerdote siciliano che, volendo consacrare il luogo ai sette angeli e sette martiri, fece pressione sul Papa Pio IV, affinché commissionasse all’86enne Michelangelo un progetto di trasformazione dei ruderi in chiesa.
Il 27 luglio 1561 Pio IV emanava la bolla che sanciva l’erezione di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, concedendo l’officiatura ai certosini di Santa Croce in Gerusalemme e dando l’incarico a Michelangelo, che progettò la chiesa nel Tepidarium delle Terme di Diocleziano.
La sua realizzazione fu ultimata nel 1566, dopo la morte dell’artista (1564). Fu completata con un rimaneggiamento del Vanvitelli nel 1750.
La facciata esterna affaccia su Piazza della Repubblica, già Piazza dell’Esedra, così chiamata appunto perché è l'esedra del Calidarium, una delle sale delle Terme.
Nel 1911/13 fu messo in opera un pretestuoso ripristino dell’aspetto originale della nicchia dell’antico Calidarium, smantellando la facciata del Vanvitelli e praticando le aperture attuali.
L’interno, a croce greca, formato dal vestibolo, dalla navata principale e dalla tribuna si presenta particolarmente affascinante per la sua grandiosità.
Il vestibolo, a forma circolare, comprende due cappelle e raccoglie, come tutta la chiesa, opere di grandi artisti, tra cui: la tomba di Carlo Maratta, morto nel 1713, eseguita nel 1704, prima della sua morte, su suo disegno; la tomba di Salvator Rosa; la tomba dello scultore Tenerani con busto autoritratto. Nel passaggio per la Navata la statua di San Brunone, fondatore dell’ordine dei Certosini di Antonio Houdon (1768).
La navata principale o transetto, lunga metri 90,80, larga metri 27 ed alta metri 28 dà, a colui che entra, un senso di grandiosità; la sua volta a crociera è sorretta da otto colonne di granito rosso monolitiche, provenienti dai vecchi bagni delle Terme. Il pavimento sul lato destro è una meridiana, con stelle ed i dodici segni zodiacali, disegnata nel 1702 da Bianchini e Maraldi su incarico di Clemente XI, da cui il nome di Linea Clementina: i raggi solari che entrano del soffitto segnano l’ora.
Oltre a molte opere alle pareti vi è la tomba del maresciallo Armando Diaz, duca della Vittoria. Nella cappella di destra l’altare del Vanvitelli, con il fondale di Graziani rappresentante il Beato Albergati; in quella di sinistra, sopra l’altare di Maratta, affresco di Odazzi.
Nella tribuna, oltre ad altre opere, si trova l’affresco di Domenichino rappresentante il Martirio di San Sebastiano, proveniente dalla Basilica di San Pietro, nonché il Battesimo di Gesù di Maratta.
In occasione del Grande Giubileo del 2000, i Romani donarono a papa Giovanni Paolo II un Organo Monumentale, opera di Barthélémy Formentelli. L'organo accompagna la liturgia della Basilica ed è protagonista dei numerosi eventi musicali che ivi si svolgono.



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MessaggioInviato: Gio Dic 04, 2008 19:17    Oggetto: messaggio Rispondi citando


Lo sfondo di Piazza di Siena è fatto dai bellissimi e famosi pini, questi sono cantati dalla sinfonia di Ottorino Respighi "I Pini di Roma".
A PIAZZA DI SIENA si svolge tutti gli anni luna importante manifestazione ippica.


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