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Fiabe e racconti per i bambini......e non solo!
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Nuovo argomento   Rispondi    Indice del forum -> Forum Alessandro Preziosi
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mari27



Registrato: 17/06/04 17:49
Messaggi: 6094

MessaggioInviato: Mer Gen 04, 2006 13:01    Oggetto: Fiabe e racconti per i bambini......e non solo! Rispondi citando


- FILASTROCCA impertinente -

Filastrocca impertinente, chi sta' zitto non dice niente;
chi sta fermo non cammina;
chi va lontano non s'avvicina;
chi si siede non sta ritto;
chi va storto non sta ritto;
e chi non parte, in verità, in nessun posto arriverà.

( Gianni Rodari)

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antonella



Registrato: 29/06/04 15:16
Messaggi: 761

MessaggioInviato: Mer Gen 04, 2006 13:25    Oggetto: Rispondi citando


Riporto in questo bel topic aperto da Mary27 una delle mie fiabe preferite da bambina....

La piccola fiammiferaia
Hans Christian Andersen


Era la fine dell'anno faceva molto freddo. Una povera bambina
camminava a piedi nudi per le strade della città.
La mamma le aveva dato un paio di pantofole, ma erano troppo grandi e
la povera piccola le aveva perdute attraversando la strada.
Un monello si era precipitato e aveva rubato una delle pantofole perdute.
Egli voleva farne una culla per la bambola della sorella.
La piccola portava nel suo vecchio grembiule una gran quantità di fiammiferi
che doveva vendere. Sfortunatamente c'era in giro poca gente:
infatti quasi tutti erano a casa impegnati nei preparativi
della festa e la poverina non aveva guadagnato neanche un soldo.
Tremante di freddo e spossata, la bambina si sedette nella neve: non osava tornare a casa, poiché sapeva che il padre l'avrebbe picchiata vedendola tornare con tutti i fiammiferi e senza la più piccola moneta.
Le mani della bambina erano quasi gelate.
Un pochino di calore avrebbe fatto loro bene!
La piccola prese un fiammifero e lo sfregò contro il muro.
Una fiammella si aceese e nella dolce luce alla bambina parve
di essere seduta davanti a una grande stufa!
Le mani e i piedi cominciavano a riscaldarsi, ma la fiamma durò poco e la stufa scomparve.
La piccola sfregò il secondo fiammifero e, attraverso il muro di una casa,
vide una tavola riccamente preparata. In un piatto fumava un'oca arrosto....
All'improvviso, il piatto con l'oca si mise a volare sopra la tavola
e la bambina stupefatta, pensò che l'attendeva un delizioso pranzetto.
Anche questa volta, il fiammifero si spense enon restò che il muro bianco e freddo.
La povera piccola accese un terzo fiammifero e all'istante si trovò seduta
sotto un magnifico albero di Natale. Mille candeline brillavano e immagini variopinte danzavano attorno all'abete. Quando la piccola alzò le mani il fiammifero si spense.
Tutte le candele cominciarono a salire in alto verso il cielo e
la piccola fiammiferaia si accorse che non erano che stelle.
Una di loro tracciò una scia luminosa nel cielo: era una stella cadente.
La bambina pensò alla nonna che le parlava delle stelle.
La nonna era tanto buona! Peccato che non fosse più al mondo.
Quando la bambina sfregò un altro fiammifero sul muro,
apparve una grande luce. In quel momento la piccola vide la nonna
tanto dolce e gentile che le sorrideva. -Nonna, - escalmò la bambina -
portami con te! Quando il fiammifero si spegnerà, so che non sarai più là.
Anche tu sparirai come la stufa, l'oca arrosto e l'albero di Natale!
E per far restare l'immagine della nonna, sfregò uno dopo l'altro i fiammiferi.
Mai come in quel momento la nonna era stata così bella.
La vecchina prese la nipotina in braccio e tutte e due,
trasportate da una grande luce, volarono in alto, così in alto dove non c'era fame,
freddo né paura. Erano con Dio.













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giada



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Messaggi: 626
Residenza: milano

MessaggioInviato: Mer Gen 04, 2006 14:53    Oggetto: Rispondi citando


Bello questo topic, vedrò di dare anch'io il mio contributo.

"La piccola fiammiferaia" bellissima, con Cenerentola anche per me era
la preferita.
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mari27



Registrato: 17/06/04 17:49
Messaggi: 6094

MessaggioInviato: Mer Gen 04, 2006 16:36    Oggetto: Rispondi citando


" La fantasia fa parte di noi come la ragione:
guardare dentro la fantasia è un modo come
un altro per guardare dentro noi stessi."

( Gianni Rodari)

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sissi



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Messaggi: 4009
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MessaggioInviato: Mer Gen 04, 2006 16:42    Oggetto: Rispondi citando


ho sempre adorato rodari..... Wink
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sissi



Registrato: 10/03/04 00:31
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Residenza: ROMA

MessaggioInviato: Mer Gen 04, 2006 16:44    Oggetto: Rispondi citando


ho sempre adorato rodari..... Wink
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mari79



Registrato: 05/03/05 10:45
Messaggi: 4705

MessaggioInviato: Mer Gen 04, 2006 23:15    Oggetto: Rispondi citando


anche a me piace molto questo topic...
adoro le fiabe... e ultimamente ne sto riscoprendo molte perchè spesso mi capita di leggerle al bimbo a cui faccio la baby-sitter...

eccone una che a me piace molto...


Il soldatino di piombo - Hans Christian Andersen

Mamma, guarda come sono belli! - Esclamò il bambino saltellando dalla gioia.
Il coperchio della scatola di legno, aperto con impazienza, fece ammirare una ventina di soldatini di piombo allineati come in una parata.
Le uniformi rosso fiammante davano ai piccoli militari un fiero portamento: giacche scarlatte, pantaloni blu scuro, copricapi neri con piume rosse e bianche.
Ognuno portava con fierezza il suo fucile.
Il bambino li prese uno ad uno e li mise sul tavolo, guardandoli meravigliato.
L'ultimo gli sembrò molto curioso: rimaneva perfetta-mente diritto, magnifico come il resto della truppa... ma aveva una gamba sola!
Malgrado questo difetto, o forse proprio per questo, aveva uno sguardo più fiero, più audace degli altri.

Subito, il ragazzino lo prese in simpatia e divenne il suo soldatino preferito.
Sulla tavola si trovava anche un castello di carta... Con il tetto d'ardesia, le mura di pietra con i riflessi dorati, la scala con le ringhiere in ferro, questo castello assomigliava ad un maniero feudale.
Era in mezzo ad un parco verdeggiante ricco di alberi e piante multicolori.
Due cigni bianchissimi navigavano maestosamente in un lago di carta argentata.
Ma la cosa più interessante era una graziosa ragazza che stava sulla porta d'entrata: i biondi capelli raccolti in trecce, gli occhi limpidi come l'acqua del lago, il sorriso dolce e attraente, la rendevano la più bella delle ballerine.
Un vestito etereo, stretto in vita, la faceva sembrare ancora più delicata e fragile.
Con le braccia alzate sopra la testa, rimaneva in perfetto equilibrio sulla punta di un piede.
L'altra gamba, tesa in aria, era in parte nascosta dall'ampia gonna.
Dopo essere uscito dalla scatola, il soldato, attratto dalla bellezza della ballerina, non smise di guardarla nemmeno un attimo.
Egli credeva che avesse una sola gamba come lui e questa supposta infermità rinforzava il suo amore appena nato.
Cercò allora di conoscerla e decise di andarle a far visita appena fosse venuta sera.
Per far ciò, era indispensabile che il bambino si dimenticasse di allinearlo nella scatola.
Il soldatino si lasciò scivolare dietro ad un cofanetto e li rimase sdraiato ed immobile.
Come previsto, il bambino rimise i suoi soldati nella scatola dimenticandosi del nostro eroe!
Venuta la sera, il silenzio invase la casa.
Tutti i suoi abitanti dormivano tranquillamente... ad eccezione dei giocattoli.

Nella penombra, incominciò una folle scorribanda: i palloni giocarono ai quattro cantoni, gli animali di peluche fecero alcune piroette e i soldatini di piombo sfilarono al suono del tamburo di un clown variopinto.
In mezzo a tutta questa agitazione, rimanevano tranquille solo la ballerina di carta, che rimaneva nella sua posa acrobatica, e il soldatino di piombo che, nascosto dal cofanetto, continuava a fissarla.
Malgrado la sua aria marziale e la sua prestanza, era timido e ritardava di minuto in minuto il momento dell'approccio.
Questi momenti di esitazione gli furono fatali!

Tutto preso dalla contemplazione della ballerina, il soldato di piombo non si accorse di un losco figuro, uno gnomo nero e gobbo come un diavoletto.
Innamorato follemente della ragazza, vedeva nel soldatino un rivale pericoloso, giovane e bello.
Cieco d'invidia, lo chiamò più volte, ma il giovane militare non lo ascoltò neppure.
Allora lo gnomo lo fulminò con gli occhi e lo minacciò:
- Tu mi ignori! Ma ti accorgerai di me ben presto...

Il mattino seguente il bambino si accorse che il soldatino di piombo era rimasto nascosto dietro al cofanetto; lo prese e lo posò sul davanzale della finestra.
Immediatamente, un malaugurato soffio di vento, o forse il soffio vendicatore del rivale, lo fece cadere nel vuoto.
Girando su sé stesso, la testa in basso e i piedi in alto, cadde vertiginosamente.
Non potendo chiudere gli occhi, vide avvicinarsi spaventosamente il terreno.
Quando toccò il suolo, la sua baionetta, con la violenza del colpo, si infisse nell'asfalto e così restò, capovolto.
Il bambino si precipitò in strada per cercarlo, ma le carrozze e i passanti lo nascosero ai suoi occhi.
Disperato, ritornò a casa, piangendo la perdita del suo soldatino preferito.
Improvvisamente cominciò a cadere una violenta pioggia estiva.
In un attimo si formarono rivoli di acqua che inondarono gli scarichi che portano alle fogne.
Due sfaccendati videro il soldatino di piombo ed ebbero la curiosa idea di metterlo in una barchetta di carta che stavano costruendo.
Poi deposero l'imbarcazione sull'acqua.

Sballottato, il fragile scafo fu rapidamente preso dalla corrente turbolenta e scomparve in un gorgo buio.
Il soldatino, convinto che il responsabile delle sue disavventure fosse lo gnomo, pensò che fosse giunta la sua ultima ora.
Passò momenti interminabili nell'oscurità, bagnato dagli spruzzi dell'acqua agitata.
Nessun dubbio! navigava nelle fogne...
Infine vide la luce del sole in lontananza.
La luce si fece sempre più forte e divenne un grande orifizio aperto sulla campagna e la liberta.
- Uff! Sono sano e salvo... Sono scampato all'inferno. - Pensò il soldatino sospirando con sollievo.
Invece i suoi dispiaceri non erano finiti: un'enorme topo di fogna dall'aria feroce, bloccava l'uscita.
I suoi occhi acuti avevano notato il naufrago che stava cercando una via d'uscita.
La corrente era cosi forte che il topo, malgrado le sue cattive intenzioni, non poté prenderlo e con rabbia in cuore lo vide allontanarsi...
Dopo l'ultimo scampato pericolo, la barchetta di carta continuò il suo viaggio attraverso i prati e i campi.
Il corso d'acqua s'allargò diventando un ruscello.
In piedi sull'imbarcazione, il soldatino di piombo osservava i fiori che ornavano le rive tranquille.
Dopo questa momentanea calma, i flutti ridivennero violenti, il ruscello si trasformò in una cascata che si riversava in un lago.
Presa da queste correnti, la barca non riuscì a resistere e si capovolse.
Il soldatino di piombo colò a picco.
Addio graziosa ballerina!
Un enorme pesce che girovagava lo prese per una preda di cui era molto goloso, in un solo boccone lo afferrò e lo inghiotti tutto intero.
Per il soldatino di piombo ci fu di nuovo l'oscurità...
Poco dopo, il pesce venne catturato dalla rete di un pescatore del mercato.
Il caso volle che il pesce fosse proprio comprato dalla cuoca al servizio dei genitori del bambino.
Aprendo il ventre dell'animale per pulirlo, fu meravigliata di trovarci il soldatino perduto.
Lo mise sul tavolo, vicino al castello di cartone.

La ballerina gli mandò un sorriso così dolce da cui capì che anche lei lo amava.
Che felicità dopo tante peripezie!
Ma lo gnomo non aveva ancora rinunciato alla sua vendetta.
Malgrado i suoi sortilegi, infatti, i due giovani si amavano.
Per farla finita suggerì al bambino di sbarazzarsi del soldatino con una sola gamba che rovinava la sua collezione.
L'ingrato, dimenticandosi del suo preferito, lo gettò nel caminetto.
Il soldatino si sciolse rapidamente per il calore, ma la testa, ancora intatta, continuava con gli occhi tristi bagnati di lacrime di piombo, a fissare la ballerina. All'improvviso s'aprì violentemente la porta, una corrente d'aria invase la stanza scaraventando il castello di carta sulle braci ardenti.
Nello stesso istante prese fuoco e bruciò.
Il giorno seguente, facendo le pulizie di casa, qualcuno mescolò le ceneri, ignorando, contrariamente alle intenzioni del diavoletto, di unire per l'eternità il soldatino di piombo e la ballerina di carta.
A meno che il vento non disperda il piccolo mucchio di polvere grigia!

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giada



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MessaggioInviato: Gio Gen 05, 2006 00:11    Oggetto: Rispondi citando


L'aquila e la civetta.

di JEAN DE LA FONTAINE

La civetta, quando vide schiudersi nel suo nido le uova, si sentì il cuore pieno di felicità e d'orgoglio:
- Quanto sono belli i miei cinque civettini! - pensava, guardandoli commossa con i suoi tondi occhi gialli. Chiunque li vedesse, resterebbe conquistato dalla loro grazia. Ma, ahimè, non posso sentirmi tranquilla, perché troppi nemici li insidiano. Ho timore soprattutto dell'aquila, che avvista dall'alto qualsiasi preda con il suo sguardo acutissimo.
Decise perciò di recarsi lei stessa dall'aquila, per supplicarla di risparmiare il suo nido.Distribuì equamente il cibo nei cinque beccuzzi spalancati dei suoi civettini, e, rivolto loro un ultimo sguardo affettuoso si diresse, con il cuore pieno d'inquietudine e di timore, al bosco di querce, in cui la superba aquila aveva il suo quartier generale. Udita la preghiera della civetta, l'aquila squadrò altera la povera madre e le rispose:
- Le tue parole mi commuovono e perciò puoi stare tranquilla per tuoi civettini. Ma dimmi, come li riconoscerò?
- Oh, - disse la civetta - ciò ti sarà facilissimo. Sappi che non vi sono uccellini più belli di loro. Quando vedrai dei piccoli con gli occhioni dorati con meravigliose piume soffici, comprenderai subito che quelli sono i miei figli.
Un giorno l'aquila, volando in cerca di preda, giunse al nido della civetta, mentre questa era lontana. Vi gettò uno sguardo e vide cinque uccellini grigiastri che giudicò assai brutti e sgraziati.
- Questi non sono certo i civettini - pensò - dei quali mi è stata decantata la famosa bellezza. Li ghermì tra gli artigli e li portò ai suoi aquilotti.
Con quanto strazio la povera civetta trovò al ritorno il suo nido devastato
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giada



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MessaggioInviato: Gio Gen 05, 2006 00:29    Oggetto: Rispondi citando


IL CONGRESSO DEI TOPI

Un gatto chiamato Rodilardo faceva tale strage di topi che non se ne vedevano quasi più intorno, tanto grande era il numero di quelli che aveva mandato alla sepoltura. I pochi rimasti., mancando loro il coraggio di lasciare i rifugi in cui si celavano, erano ridotti a non mangiare nemmeno il quarto di ciò che occorreva loro per sfamarsi e Rodilardo era considerato fra quella povera gente, non un gatto, ma un vero e proprio demonio.

Un giorno però, quel gatto si mise in viaggio per certe sue private faccende e, approfittando di questa lontananza, i topi superstiti si riunirono a congresso per discutere e trovare un rimedio al grande pericolo che li sovrastava. Dichiarata aperta la seduta, il decano, vecchio topo noto per la sua prudenza, espose che, a suo parere, si sarebbe dovuto trovare il modo di attaccare al più presto un sonaglio al collo di Rodilardo. Così, quando costui si sarebbe avviato alla solita caccia di roditori, i topi, preavvertiti dal suono avrebbero fatto in tempo a rifugiarsi nei loro buchi. Non sapeva suggerire altro ripiego migliore di questo e tutti i congressisti condivisero il saggio parere del signor decano.

La difficoltà consisteva nel fatto di riuscire ad appendergli il sonaglio al collo:

Uno disse:

"Io non ci vado; fossi pazzo!".

Un altro mormorò:

"Non me ne sento capace".

La seduta fu sciolta senza venire a capo di nulla.


di JEAN DE LA FONTAINE
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*lisicris*



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MessaggioInviato: Gio Gen 05, 2006 09:08    Oggetto: Rispondi citando


Molto bello questo topic!!!!
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mari27



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MessaggioInviato: Gio Gen 05, 2006 13:55    Oggetto: Rispondi citando


C'era una volta un pulcino
che non sapeva di essere un pulcino.
Forse - pensava -
sono un elefante, forse un pellicano.
Che ci sarebbe di strano?
Un asino non sono
perchè non raglio.
Se fossi un cane
avrei il guinzaglio.
Non vado per mare,
dunque
non sono un ammiraglio.
Ma che sarà mai?
Pozza, bella pozza,
dimmelo tu, se lo sai.

E si specchiò.
Ma quel che vide molto lo indignò.
- Un pulcino? Non è una cosa seria! _
E zampettando l'acqua intorbidò
per castigarla
della sua cattiveria.

( Gianni Rodari)

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PattyRose



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MessaggioInviato: Gio Gen 05, 2006 17:56    Oggetto: Rispondi citando


BELLISSIMISSIMO TOPIC!!!! Wink

Ecco a voi una fiaba che adoro e che mi ricorda la mia infanzia e il mio papà (che mi raccontava questa fiaba ed altre avventure vissute realmente da lui in Arabia, dove aveva trascorso molti anni).
Ora lui non è più qui ma il ricordo e la gioia dei momenti trascorsi insieme resteranno per sempre nel mio cuore...con la stessa intensità dei ricordi dolci dell'infanzia...e il suono della sua voce che raccontava...raccontava...raccontava...



ALADINO


Aladino era un ragazzo che abitava in una città della lontana Arabia, e che non aveva una gran voglia di lavorare.
Anzi, non ne aveva nessunissima voglia. Inutilmente suo padre, che faceva il sarto, lo rimproverava, lo incitava a cercarsi un’occupazione:
"Diventerai uomo e ti dispiacerà d’aver perduto tanto tempo. Agli oziosi vengono brutte idee per la testa".
"Sarà quel che sarà", rispondeva Aladino.
Morto il padre, il ragazzo continuò a bighellonare da mattina a sera. E un giorno, mentre stava giocando, come al solito, con alcuni amici, gli si avvicinò un forestiero.
"Sei tu il figlio del sarto?", gli domandò costui.
"Sì", rispose Aladino, "ma mio padre è morto da qualche anno".
Il forestiero si mise a piangere: "Povero fratello mio. Ero venuto qui dall’Africa, dove vivo, per riabbracciarlo. Oh, che disgrazia!".
"Voi dunque sareste mio zio?", si stupì Aladino. "Non assomigliate a mio padre nemmeno un po’. Comunque venite, vi porto da mia madre".
Nemmeno la donna aveva mai saputo dell’esistenza di quello zio, che tuttavia le piacque perché assicurava di volersi prendere cura di Aladino, che lo avrebbe indotto a lavorare, e l’avrebbe fatto diventare ricco.
"Verrai con me. Ti porterò in un posto che sarà la tua fortuna", disse. E, preso per mano Aladino, che in realtà avrebbe preferito restarsene a casa, lo costrinse a seguirlo.
Camminarono per alcune settimane finché, giunti in una radura, il forestiero rivelò ad Aladino chi egli fosse in realtà.
"Non sono tuo zio, ma un mago. Ho deciso di renderti ricco, anzi ricchissimo. Lo vedi questo macigno? È pesante, ma tu dovrai spostarlo. Lì sotto c’è una caverna piena di diamanti. Ci entrerai e quell’immenso tesoro sarà tuo".
Aladino era molto diffidente. E aveva ragione. Lui non lo sapeva, ma quello era un mago cattivissimo.
Attraverso terrificanti sortilegi aveva scoperto dov’era nascosto il più fantasmagorico tesoro del mondo, che contava, tra le tante meraviglie, una piccola lampada dagli straordinari poteri. Ma aveva anche scoperto che c’era una pietra a chiudere l’antro in cui quel tesoro era custodito, e che a sollevarla poteva essere una sola persona: quel fanciullo di nome Aladino.
Così, intendeva servirsi di lui.
Per vincere la diffidenza di Aladino, perciò, il mago non esitò a consegnargli un anello.
"Mettilo al dito, non togliertelo mai. È un anello magico: ti sarà d’aiuto in tante occasioni. In cambio, tu per me dovrai fare una cosa: portarmi la piccola lampada che troverai in fondo alla caverna".
Incuriosito, Aladino a quel punto decise di spostare il macigno.
Sotto c’era una scala che scendeva, profondissima, e il ragazzo la discese. Si trovò così in una grandissima caverna, con degli alberi meravigliosi dai cui rami pendevano, invece dei frutti, grappoli di brillanti, e ce n’erano da riempire cento sacchi, a raccoglierli.
Aladino non sapeva che cosa fossero i brillanti, però il loro luccichio gli piacque. Così ne colse alcune manate e se ne riempì le tasche.
Vide anche la lampada. La prese, e cominciò a risalire verso l’imboccatura della caverna, dove il mago lo attendeva sempre più impaziente.
"Dammi la lampada, presto", gli ordinò il mago.
Era sua intenzione, non appena ottenuto ciò che gli stava a cuore, far ricadere il ragazzo nel baratro per lasciarvelo morire.
"No, prima voglio uscire", s’insospettì Aladino.
"Prima la lampada!".
"No. Prima mi tiri fuori!".
A questo punto il mago, arrabbiatissimo, disse una formula magica e l’imboccatura del sotterraneo si richiuse sul povero Aladino che, disperato, piangeva a dirotto. E mentre piangeva, passava inavvertitamente le dita sull’anello, strofinandolo.
Sappiamo già che l’anello era magico. Sollecitato a quel modo, esso rivelò subito i suoi poteri. Infatti, in una luce abbagliante, davanti ad Aladino apparve un genio.
"Comanda cosa vuoi", disse il genio ad Aladino inchinandosi, "e io ti accontenterò".
"Riportami subito a casa", fu la richiesta.
In men che non si dica, il ragazzo si ritrovò dalla madre, le mostrò le pietre preziose e la lampada che aveva con sé.
La donna trasalì, comprendendo la straordinarietà di quanto vedeva.
Nervosamente si mise a pulire la lampada che, essendo magica, era la casa di un genio ancor più potente di quello dell’anello.
Richiamato da quel gesto, il nuovo genio subito le comparve davanti.
"Sono al tuo servizio", s’inchinò. "Ordina e io ti esaudirò".
Fino ad allora, nella povera casa di Aladino si era sofferta la fame, perciò ella chiese una tavola imbandita con gustose vivande e buon vino.
Immediatamente la tavola fu apparecchiata: una tavola principesca, che ritornò tutti i giorni, due volte al giorno.
Sostenuto dalla buona sorte, Aladino smise di oziare, lavorò, si dette buon nome. La gente giunse persino a lodarlo, a riverirlo.
Un giorno Aladino intravide, non visto, la bellissima figlia del re che usciva a passeggio. Non visto, in quanto se ne stava nascosto perché, quando la principessa usciva in pubblico, tutti dovevano rinchiudersi in casa e non ardire di alzare gli occhi su di lei, pena la morte.
Ma la curiosità aveva indotto il giovane a dare una sbirciatina. E subito se ne innamorò.
"Madre, voglio sposare la principessa".
"Oh, povero figlio mio. Sei impazzito?", trepidò la donna.
"Mai stato più in senno, madre. Ecco qui una ciotola di brillanti. Vai in udienza dal re, che ti riceverà. E tu, offrendogli un dono così strabiliante, gli dirai che glielo mando io, e che voglio sposarne la figlia".
Tremando di paura per l’ardire, la madre di Aladino si recò dal re, e fece ciò che le aveva detto il figlio.
Visto l’inestimabile tesoro recatogli in dono, il re si rallegrò. Se regalava simili ricchezze al suo re, quel giovane ben poteva essere lo sposo della principessa.
Per celebrare degnamente le nozze, Aladino strofinò la lampada e chiese al genio di costruirgli un palazzo più bello di quello del re.
E subito, ecco sorgere dal nulla la nuova, meravigliosa dimora di Aladino e della sua sposa.
Tutto, dunque, sembrava procedere per il meglio. E non ci sarebbero state complicazioni di sorta nella vita dei due, se non fosse accaduto che il mago che aveva cercato d’ingannare Aladino, rimpiangendo continuamente la lampada perduta, non avesse insistito nei suoi esperimenti per sapere che cosa ne fosse stato del ragazzo, se egli fosse morto davvero nel profondo della caverna.
Seppe così che non solo Aladino era vivo, ma possedeva, oltre all’anello, anche la lampada magica. Perciò, pieno di stizza, ripartì alla volta dell’Arabia.
Quando vide lo splendido palazzo di Aladino, una rabbiosa invidia prese a tormentarlo. Non volendosi arrendere alla fortuna dell’altro, si travestì da mercante, attese che Aladino accompagnasse il re in un viaggio nei reami vicini, si fece ricevere dalla principessa e, un po’ con parole sdolcinate, un po’ per magia, la trasse in inganno.
Le fece credere cioè che la lampada custodita dal suo sposo era vecchia e non valeva nulla: gliela avrebbe cambiata con una bella lampada nuova.
La principessa, ignara di tutto, accettò.
Avuta fra le mani, finalmente, la lampada magica, il mago ordinò al genio di trasportare il palazzo di Aladino, con tutti i suoi abitanti, in Africa. E il genio non poté far altro che ubbidire.
Non appena tornato dal viaggio, non vedendo più né il palazzo né la principessa, Aladino comprese ciò che era accaduto.
Ma non si perse d’animo. Strofinò l’anello che aveva ricevuto tanto tempo prima dal mago e che sempre portava al dito.
Rapido apparve il primo genio, quello che lo aveva salvato dalla caverna dove il mago lo aveva rinchiuso.
"Riportami subito qui mia moglie e il mio palazzo, ovunque essi siano", gli ordinò Aladino.
Gli rispose il genio: "Ogni tuo desiderio per me è un ordine, padrone. Ma questo non posso esaudirlo. Perché l’incantesimo è stato compiuto dal genio della lampada, che è molto più potente di me".
"E allora portami dalla principessa", disse Aladino.
In men che non si dica, era già in Africa, nel suo palazzo, al fianco della sua sposa, disperata, in lacrime, perché temeva di dover dire addio per sempre ad Aladino, al padre, al suo Paese.
La felicità dei due, quando si riabbracciarono, è facile da immaginare.
"E adesso", disse Aladino alla principessa, dopo averle confidato la sua lunga avventura con il mago, "ci riprendiamo la lampada".
"Ma come?", rispose lei, dubbiosa.
"È facile. Inviti a cena il mago, che essendo un grande vanitoso, si lascerà conquistare dai tuoi complimenti. E tu gliene farai tanti..."
"Io, Aladino, fargli dei complimenti?".
"Sì, mia diletta. E lo farai bere tanto. Anzi, per essere più sicuri, metterai del sonnifero nella sua coppa di vino".
"Ho capito", sorrise la principessa.
Tutto avvenne secondo il previsto. Non appena il mago si addormentò, Aladino, che fino ad allora s’era tenuto nascosto, venne fuori, tolse la lampada dalle mani del mago e la strofinò. Ed ecco apparire il genio.
"Tu, genio", comandò Aladino, "porta questo mago dove nessuno lo possa mai più trovare. E riporta questo palazzo, con tutto ciò che contiene, in Arabia".
Così avvenne.
E in Persia, Aladino e la principessa vissero felici, a lungo.
Potrebbe darsi che, a cercarli proprio bene, magari con l’aiuto di qualche genio, si riesca ancora oggi a trovarli là.


Fiaba Araba

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mari27



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MessaggioInviato: Gio Gen 05, 2006 21:11    Oggetto: Rispondi citando


Che belle cose state scrivendo!
In questo modo tutti possiamo risalire a cari lontani ricordi,
lontani ma indelebili.

La piccola fiammiferaia, il soldatino di piombo
( erano fra le mie preferite),
le favole di La Fontaine
ed infine Aladino!

Forza...continuiamo!

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daisy



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MessaggioInviato: Ven Gen 06, 2006 01:40    Oggetto: Rispondi citando


cara mary,

come al solito un bel topic! La mia casa è piena di fiabe....non favole...che sono scritte ad arte, ma di fiabe popolari, perchè feci la tesi sulla raccolta dei fratelli Grimm confrontandola con quella norvegese di Asbjornsen e Moe...questi tipi andavano per le campagne a raccogliere i racconti della gente semplice e hanno fatto una raccolta...si ritrovavano radici di mitologia nordica ed elementi comuni fra quella tedesca e quella norvegese...pensa che la nostra Befana non è altro che un rimasuglio di una cultura matriarcale in cui le donne erano delle sagge che compivano strani riti....fra il medico/stregone/sacerdote...pare che in nord Europa...come anche presso i altre culture...si credesse che gli spiriti dei defunti proteggessero la casa...in particolare si immaginava talvolta uno spirito donna sullo steccato...da lì poi l'idea della Befana su una scopa...esistono tanti nomi per la Befana...tante figure simili in altri luoghi...pensa che l'usanza di portare la sposa in braccio oltre la soglia deriva nel nord dal fatto che la donna appartiene ad un altro clan, quindi non è nota agli spiriti della casa del marito...di conseguenza, per non, causare la loro ira, l'uomo la porta in braccio senza farle varcare la soglia per presentarla alla casa e agli avi defunti.

se vi interessa posso raccontarvi altre storie del genere...

complimenti ancora per il topic!!!

Wink

Gio
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PattyRose



Registrato: 16/12/04 18:33
Messaggi: 3916
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MessaggioInviato: Ven Gen 06, 2006 10:24    Oggetto: Rispondi citando


Siiiiiiiiiiiiiii! Evvivaaaaaaa Daisy Wink Razz Laughing racconta Wink Razz racconta Wink Razz sono appassionata di fiabe e in particolare di fiabe popolari Wink Razz Laughing sono e spero siamo tutte orecchie Rolling Eyes Rolling Eyes o meglio tutti occhi.... Shocked Wink
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